Per mobbing si intendono i comportamenti vessatori nei confronti di un lavoratore che si protraggono nel tempo da parte dei superiori o dei colleghi; il lavoratore deve dimostrare il dolo da parte dei soggetti coinvolti.
Il datore di lavoro ha responsabilità in caso di mobbing anche solo per inerzia nella rimozione del fatto lesivo; lo stesso deve vigilare sulla condotta dei propri lavoratori e far cessare i comportamenti ingiusti.
Un mero intervento pacificatore non è sufficiente; i comportamenti lesivi devono cessare.
I sette parametri che definiscono il mobbing
Sono sette i parametri con cui la vittima deve provare di essere stata danneggiata sul lavoro: ambiente, durata, frequenza, tipo di azioni ostili, dislivello tra antagonisti, andamento per fasi successive, intento persecutorio. Perché si configuri il mobbing devono ricorrere tutti e sette, non uno di meno.
Le vessazioni devono dunque avvenire sul luogo di lavoro :
(1). I contrasti, le mortificazioni o quant’altro devono durare per un congruo periodo di tempo
(2) ed essere non episodiche ma reiterate e molteplici
(3). Deve trattarsi di più azioni ostili, almeno due di queste
(4): attacchi alla possibilità di comunicare, isolamento sistematico, cambiamenti delle mansioni lavorative, attacchi alla reputazione, violenze o minacce.
Occorre il dislivello tra gli antagonisti, con l’inferiorità manifesta del ricorrente
(5). La vicenda deve procedere per fasi successive come: conflitto mirato, inizio del mobbing , sintomi psicosomatici, errori e abusi, aggravamento della salute, esclusione dal mondo del lavoro
(6). Oltre a tutto quanto elencato, bisogna che vi sia l’intento persecutorio
(7), ovvero un disegno premeditato per tormentare il dipendente.
Competente in materia è il giudice del lavoro.
Nel nostro Paese, secondo il monitoraggio effettuato dall’Ispesl (l’Istituto per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) sono circa un milione e mezzo i lavoratori italiani vittime del mobbing su 21 milioni di occupati; il fenomeno è più presente al Nord (65%), colpisce maggiormente le donne (52%).