Se il destinatario del verbale non concorda con quanto gli è stato contestato dall’ispettore vi sono tre possibilità.
Prima alternativa: adempiere a quanto richiesto dall’ispettore. Il verbale di prescrizione normalmente indica un termine entro cui regolarizzare la propria posizione ma si può comunque richiedere una proroga una sola volta. Scaduto il termine, entro 60 giorni l’ispettore verifica personalmente l’avvenuto adempimento, ma si consiglia di comunicargli prima possibile la risoluzione della violazione, per iscritto, prima della scadenza, descrivendo bene cosa si è fatto. Se la verifica da parte dell’ispettore è positiva, quest’ultimo riduce la sanzione ad un quarto della massima ammenda prevista in quel caso. Se poi la contravvenzione aveva anche un risvolto penale, e quindi l’ispettore aveva già provveduto ad informare il Pubblico Ministero dell’accaduto, il procedimento decade e non inizia alcun processo. Se la verifica da parte dell’ispettore invece è negativa, e la contravvenzione aveva un risvolto penale, il PM avvierà il processo.
Seconda alternativa: non pagare e attendere il processo, che mediamente dura 4 anni.
Terza alternativa: presentare all’ente cui fa capo l’ispettore una “richiesta di autotutela” ovvero chiedere di poter esprimere le proprie ragioni per dimostrare di aver adempiuto alla normativa. Questa ultima possibilità, però, non è sempre possibile, poiché è un metodo non previsto dall’ordinamento giuridico, bensì proprio del diritto amministrativo. Alcune autorità di controllo accettano questa modalità, ma non tutte, è bene informarsi prima. La richiesta, comunque, non sospende i termini del foglio di prescrizione.