Dai rubinetti europei sgorga un’acqua strettamente regolamentata da una legislazione comunitaria che ne garantisce elevati standard di salubrità e di sicurezza.
La nuova direttiva Ue 2020/2184 sull’acqua potabile, entrata in vigore il 12 gennaio 2021, apporta sostanziali modifiche rispetto alla direttiva precedente (98/83/Ce), che, per oltre vent’anni, è stata il riferimento a livello europeo sulla qualità dell’acqua potabile.
Tra gli aspetti più innovativi della nuova direttiva, ci sono le modifiche ai valori limite dei parametri di qualità dell’acqua potabile e l’introduzione di nuove sostanze precedentemente non tracciate, conosciute anche con il nome di inquinanti emergenti. Tra questi rientrano Pfas (perfluorati), cloriti e clorati, interferenti endocrini, acidi aloacetici, microcistine, uranio e legionella.
Tutti gli Stati membri dell’Unione, tra cui l’Italia, hanno tempo fino al 2023, per recepire le modifiche imposte dalla direttiva nell’ambito delle relative norme nazionali e per incentivare industrie e amministrazioni pubbliche a adeguarsi ai nuovi standard. La nuova direttiva prevede, inoltre, un approccio al monitoraggio dell’acqua basato sul rischio in tutta la catena di approvvigionamento, incluso il tratto domestico precedentemente non contemplato, fissando dei limiti in particolare per legionella e piombo, fonte di contaminazione per le tubature.
La nuova direttiva Ue 2020/2184 rappresenta quindi lo standard di riferimento per la qualità dell’acqua destinata al consumo umano di tutti i Paesi dell’Ue nel prossimo futuro. Con il recepimento il legislatore nazionale potrà introdurre nell’elenco delle sostanze da controllare ulteriori parametri e/o stabilire valori più restrittivi rispetto a quelli previsti dal legislatore europeo.